lunedì 26 agosto 2013

PALAZZO REALE DI TORINO


Cuore culturale, artistico e urbanistico della città, il Palazzo Reale di Torino fu voluto intorno all'ultimo quarto del '500 da Carlo Emanuele che ne affidò la progettazione ad Ascanio Vitozzi. 

Su questo nucleo originario si innestarono tutte le  modificazioni e rifacimenti successivi.
A partire dal 1963, prima la madama reale Cristina di Francia e successivamente Carlo Emanuele II, affidarono il proseguimento dei lavori  a Carlo di Castellamonte e Carlo Morello, che realizzarono la facciata e ed idearono la piazzetta Reale.
Una successiva importante fase di lavori è documentata a partire dal 1713, anno in cui i Savoia si fregiarono del titolo regio. Nascono proprio in questa fase gli spazi dedicati alle strutture amministrative: le segreterie, gli archivi, le stanze del poter. Questi lavori vennero affidati a Filippo Juvarra, che ristruttura anche spazi preesistenti, come la decorazione del gabinetto Pregadio della regina, vero esempio del genio artistico juvarriano. Dopo la sua partenza per Madrid, toccherà a Benedetto Alfieri decorare gli spazi interni del secondo piano.
Durante la Restaurazione, per volere di Vittorio Emanuele I e di Carlo Alberto, vengono nuovamente pianificati imponenti modifiche, che comporteranno una rivoluzione di gusto e di stile, coordinata da Ernesto Melano e Pelagio Palagi, autore anche della cancellata che chiude la piazzetta Reale.

LA FACCIATA


Iniziati nel 1643 sotto la direzione dell'architetto Maurizio Valperga, i lavori per la facciata di Palazzo reale furono lungamente procrastinati a causa di un periodo molto turbolento per la casata sabauda, durante il quale gli impegni politici e militari godevano di assoluta precedenza su quelli civili. Quando solo ne 1658 che il progetto ebbe effettivamente inizio, il Valperga si trovava fuori Torino per motivi di lavoro, ed il cantiere fu affidato all'ingegnere militare Carlo Morello.
La facciata doveva essere la sintesi e l'elemento unificatore di una struttura fatta in diversi tempi: il Morello progettò un'unica intelaiatura di superficie, severa e rigorosa nelle forme, scandita dagli ordini delle finestre, di differenti dimensioni. Un cornicione corre lungo tutta la facciata, dividendo orizzontalmente l'unità dell'edificio e contribuendo alla severità dell'insieme. Unica concessione alla decorazione, sono i frontoni delle finestre del terzo ordine, ora triangolari, ora arrotondati.
Il risultato è una severa costruzione,che assomiglia più ad una caserma militare che alla facciata di rappresentanza di una residenza che nasconde al suo interno capolavori di inestimabile bellezza.

LA SCALA "DELLE FORBICI"

La scala dell forbici fu progettata da Filippo Juvarra in occasione del matrimonio fra il principe ereditario Carlo Emanuele e Anna Cristina di Baviera Sultzbach nel 1722.
Juvarra iniziò a lavorarci sin dal 1720, tentando di risolvere i numerosi ostacoli strutturali che il progetto 
La scala "delle forbici", particolare decorativo
poneva : lo spazio a disposizione presentavo un notevole dislivello tra i due piani da raccordare, e le sale attigue non potevano essere modificate.
Venne così ideata la peculiare struttura "a tenaglia", nessun muro di spinta interrompe la scale, che sembra svolgersi senza alcun sostegno nello spazio a disposizione.Le rampe sono sorrette da volte rampanti che si innestano negli archi trasversali, di sostegno ai pianerottoli.
Di eccezionale bellezza la decorazione plastica juvarriana, un raffinato ornato di stucchi che ricama le pareti, disegnando di volta in volta ghirlande, conchiglie e differenti tipologie di fiori. L aringhiera in ferro battuto, affidata ai fratelli Enrico a Antonio Zo, completa la leggerezza complessiva dell'insieme.

GLI APPARTAMENTI REALI E LE STANZE DI RAPPRESENTAZA

Una volta entrati e superato il vestibolo che porta allo scalone d'onore, l'ambientte si disitingue immediamente per una marcata differenza rispetto alla severità della facciata: tutto è sfarzoso ed elegante, e quello che si incontra è un vero e proprio compendio del'arte e del gusto fra Seicento ed Ottocento.  
Al piano nobile si incontrano le stanze di rappresentanza : il salone degli svizzeri che celebra i principi sassoni da cui avrebbe avuto origine il casato dei Savoia ; la sala dello Stauto o del consiglio, esempio di convivenza fra elementi seicenteschi e ottocenteschi.
Infine la sala sa ballo, l'ambiente più rappresentativo del rinnovamento ottocentesco di gusto albertino. Aperta dal Palagi fra il 1835 ed il 1842 unifica due stanze attigue: venti colonne di marmo bianco dotate di capitelli corinzi scandiscono le pareti, su cui corre il fregio neoclassico con "Danzatrici alla Pompeiana" di Bellosio e Gonin.

I GIARDINI REALI


La Mole vista dai giardino reali

Sul retro del palazzo reale si trovano i giardini reali, che un tempo arrivavano fino alle mura difensive della città, quasi del tutto abbattute durante il periodo napoleonico.
Delle fortificazioni rimangono solo due bastioni, il Bastione Verde o di San Lorenzo ed il Bastione di San Maurizio. All'interno dello spazio delimitato dai due bastioni si trova il giardino reale superiore, pensile, allestito in forme primitive già alla fine del Seicento . Al di fuori dei bastioni, si trova il giardino reale inferiore, che oggi costituisce un importante polmone verde al centro della città.


Per informazioni informazioni su orari di apertura al pubblico e biglitteria: 

  http://www.ilpalazzorealeditorino.it/



1 commento:

  1. Nel 18.. Il Ministero della Real Casa di S.M. aveva nel Palazzo i suoi incaricati: per esempio il Sovrintendente del Patrimonio Privato. So che alloggiavano nel Palazzo. Dove?

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